“Montagne di opportunità - Vite nelle terre alte: donne e uomini raccontano”
Nell’ambito del seminario internazionale “Arco alpino: retorica o opportunità? Problematiche e prospettive di welfare nelle regioni alpine”, la Fondazione Franco Demarchi ha organizzato una serata culturale sulla vita in montagna condotta dal saggiste giornalista di “La Repubblica” Leonardo Bizzarro.
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A testimoniare le loro esperienze di vita e di lavoro in un contesto montano interverranno Giorgio Diritti, autore, regista cinematografico e documentarista, nonché cofondatore ai piedi della Alpi, ed esattamente ad Ostana (Cn), di una scuola di cinema, e Cheyenne Daprà, pastora bavarese che da 15 anni vive in libertà nel contesto naturale della Val di Rabbi, protagonista del film-documentario di Michele Trentini, “Cheyenne, trentanni”.
Leonardo Bizzaro
Nato a Trento nel 1958, vive da vent’anni a Torino. Giornalista, è responsabile delle pagine di cultura e spettacolo di La Repubblica, quotidiano per il quale scrive sui temi della montagna. Alpinista, ormai quando può, ha salito e disceso, di frequente con gli sci, montagne ai quattro angoli del mondo e attraversato ghiacciai, dalla Patagonia all’Himalaya e al Karakorum, dall’Africa alle Svalbard e alle Montagne rocciose. Collaboratore della Rivista della Montagna e di Alp, per molti anni nel direttivo del TrentoFilmFestival, ha scritto tra gli altri il libro K2, Uomini Esplorazioni Imprese, in occasione del cinquantenario della prima salita.
Giorgio Diritti
Nato a Bologna nel 1959, ha sviluppato la sua formazione prestando la sua opera in diversi film di autori italiani, ed in particolare con Pupi Avati. Ha anche realizzato vari casting per film in Emilia Romagna, tra cui “La Voce della Luna” di Federico Fellini. Ha partecipato all’attività di Ipotesi Cinema, istituto per la formazione di giovani autori coordinato da Ermanno Olmi.
Come autore e regista ha realizzato numerosi documentari, produzioni editoriali e televisive.
In ambito cinematografico il primo cortometraggio, “Cappello da Marinaio” è stato selezionato in concorso a numerosi festival europei tra cui quello di Clermont-Ferrand.
Nel 1993 ha realizzato “Quasi un anno”, film per la TV prodotto da Ipotesi Cinema e RAI 1.
Sono sue le opere Il vento fa il suo giro, 2005, lungometraggio (regia, sceneggiatura, montaggio); Fontanarosa relativo alla serie “RADICI”, sull’emigrazione degli italiani negli anni '20-'70 (25') - RAI 1; Quasi un anno, docufiction prodotto da Ipotesi Cinema per RAI 1, Con i miei occhi, 2002, film documentario, Segno d'Ombra, 2000, cortometraggio, Dal Buio, 1995, mediometraggio.
Cheyenn” Daprà
Nata in Baviera trentacinque fa, dopo la scuola steineriana di Wangen, ha frequentato una scuola per pastori e ha lavorato come transumante nella Foresta Nera e in Svizzera. Dal 2001 vive in Val di Rabbi dove pascola il suo gregge “per la cura ed il mantenimento del paesaggio”, grazie ad una convenzione con il Comune. Si tratta di una delle prime iniziative di questo tipo in Italia: una nuova modalità di mantenimento del verde in grado di dare, a costi contenuti, un valido supporto per lo sfalcio dell'erba, il contenimento delle malerbe e per la concimazione del terreno.
La storia di Cheyenne è diventata anche un film-documentario “Cheyenne, trentanni”di Michele Trentini, che racconta la sua vita “particolare”. La vediamo falciare l’erba, costruire recinti, prendersi cura delle pecore, seguire le transumanze nella valle, andare al pascolo in solitudine e incontrare gruppi di turisti durante l'estate di Cheyenne. La sua è innanzitutto una scelta di libertà. Questo lavoro le permette di vivere pienamente in un ambiente naturale. Sguardi, silenzi, racconti e immagini ritraggono una giovane pastora che si confronta con il suo tempo, le sue scelte, il suo lavoro. Il film diventa anche occasione per una riflessione sul mondo del lavoro, sugli ideali e le possibili scelte di una generazione. Lo stesso autore Michele Trentini ci dice: “C’era la voglia di raccontare i trent’anni da un punto di vista non consueto, quello di una ragazza di montagna che ha fatto una scelta coraggiosa, decidendo di lavorare con le pecore”.
Cheyenne ha le idee chiare ed ha scelto la sua strada: fare la pastora! Un lavoro inusuale, soprattutto per una ragazza. Eppure ad ascoltare Cheyenne sembra un mestiere come tanti. Con la normalità e la spontaneità con cui ci parla di sè e delle sue scelte, la giovane pastora rende praticabile una strada lavorativa altra che provocatoriamente, alla fine del film, sembrerebbe non avere più nulla di straordinario. Ad essere straordinaria invece è propria questa “normalità” di Cheyenne: “Mi piace avere una casa, mi piace avere un posto dove tornare, dove stare (..) io ho fatto la transumanza in Germania e so come è la realtà, non è per niente romantica, è un lavoraccio e fatica. Il mio lavoro mi piace perché a parte la passione di allevare le pecore e di portarle al pascolo, ho la possibilità di fare qualcosa per il luogo in cui vivo. Mi sento la giardiniera alternativa della valle, mi dà soddisfazione vedere in questi prati incolti (alcuni erano abbandonati da 10 o anche 20 anni) aumentare di anno in anno la biodiversità, il terreno torna ad essere solido, il bosco non avanza. Il mio lavoro mi piace, mi sento libera…”
Il documentario “Cheyenne, trent’anni” ha vinto un altro premio, quale miglior documentario presentato al “Sardinian Sustainability Film Festival”, concorso cinematografico sulla sostenibilità sociale ed ambientale svoltosi ad Abbasanta e Norbello, in provincia di Oristano. La giuria ha motivato il premio affermando che “la storia lavorativa della pastora per scelta Cheyenne costituisce un esempio di apertura mentale e di coraggio”. Per questo lavoro, realizzato da Marco Romano e Michele Trentini, con protagonista la giovane rabbiese “Cheyenne” Daprà, si tratta del dodicesimo riconoscimento in festival cinematografici.
organizzazione: Fondazione De Marchi