A Christmas Carol
Al Sociale di Trento il racconto di Dickens in uno spettacolo che ha debuttato alla Houston Grand Opera
Il racconto di Charles Dickens, immancabile complemento e spunto di riflessione in prossimità del Natale, torna con l'opera A Christmas Carol di Iain Bell. L'appuntamento è venerdì 2 e domenica 4 al Teatro Sociale di Trento con uno spettacolo rappresentato con successo per la prima volta nel 2014 alla Houston Grand Opera, A Christmas Carol è una one-singer opera: il suo unico interprete, il tenore Mark Le Brocq, coinvolto a Bolzano nella produzione di Lulu di Alban Berg, narra le vicende dell’arido e tirchio Scrooge ed è protagonista di un autentico tour de force virtuosistico che dà voce alla forza dei sentimenti più nobili.
In attesa dello spettacolo, attingiamo a un breve passo dalle pagine di Dickens:
Quando Scrooge si destò, era così fitto il buio, che guardando dal letto, ei distingueva appena la finestra trasparente dalle pareti opache della camera. Ficcava nelle tenebre i suoi occhi da furetto, quando all'orologio di una chiesa vicina suonarono i quattro quarti. Scrooge stette in ascolto per sentir l'ora.
Con suo grande stupore, la grave campana passò dai sei colpi ai sette agli otto, e così fino a dodici. Allora tacque. Mezzanotte! erano le due passate quando s'era messo a letto. L'orologio andava male. Qualche ghiacciuolo s'era insinuato nelle ruote. Mezzanotte!
Premette la molla del suo orologio a ripetizione per correggere lo sproposito di quell'altro. Il rapido polso della macchinetta batté dodici colpi e s'arrestò.
- Eh via, non può essere - disse Scrooge - ch'io abbia dormito tutta una giornata e una seconda notte. Non può essere che gli abbia pigliato qualche malanno al sole e che sia mezzanotte quando è mezzogiorno! -
L'idea era allarmante, sicché egli tiratosi fuori del letto andò brancolando verso la finestra. Fregò con la manica della veste da camera sui vetri per veder qualche cosa; ma un gran che non arrivò a vedere. Vide che la nebbia era fitta e sentì un freddo indiavolato; nessun rumore per la via, nessuno strepito di gente che corresse su e giù, come senz'altro doveva essere se mai la notte avesse ammazzato il giorno e preso possesso del mondo. Questo fu un gran sollievo, perché, con la soppressione dei giorni, se n'andava in fumo l'eloquenza di certi suoi fogli: "A tre giorni data pagherete per questa mia prima di cambio all'ordine del signor Ebenezer Scrooge..."
Scrooge se ne tornò a letto, e messosi a pensare, a ruminare, a mulinare, a stillarsi il cervello sulla stranezza del caso, non ne cavò niente di niente. Più ci pensava, più s'imbrogliava; e più si sforzava di non pensare, più forte ci pensava. Lo spettro di Marley lo turbava assai. Quante volte, dopo maturo esame, risolveva in mente sua che tutto era stato un sogno, subito, come una molla che scattasse, il pensiero tornava indietro e gli ripresentava lo stesso problema da sciogliere: "Era stato o non era stato un sogno?"
Stette così fino a che l'orologio ebbe battuto altri tre quarti, e gli sovvenne allora, di colpo, che lo Spettro gli aveva annunziata una certa visita allo scocco dell'una. Risolvette di star desto fino a che l'ora fosse passata; e, considerando che oramai gli era così facile addormentarsi come volare nella luna, era quello il più saggio partito cui si potesse appigliare.
Quest'ultimo quarto gli sembrò così lungo, che più di una volta sospettò di essersi appisolato e di non aver sentito suonar l'ora. Alla fine uno squillo gli percosse l'orecchio.
- Din, don
29/11/2016