Antichi erbari
Il Castello di Stenico si apre alle sapienze officinali: in mostra preziosi volumi dal XV al XVIII
Un dialogo tra la Sala dei fregi floreali, nel cosiddetto Palazzo Vecchio, al primo piano del Castello di Stenico, e gli antichi erbari della Biblioteca di Trento. L'ampia sala, infatti, è decorata con affreschi risalenti ai primi anni Venti del Cinquecento, costituiti "da un fregio sottosoffittale a campo continuo, in cui viene proposto il motivo del racemo abitato, secondo uno schema a moduli speculari (...) Immagini antropomorfe alate e bicaudate, recanti cornucopie e folti rami di alloro, si affrontano, alternandosi a coppie di grifi, cigni e delfini reggenti l'impresa clesiana delle sette verghe unite dal motto Pax".
Qui fino al 16 ottobre viene esposta un'interessante rassegna dedicata agli antichi erbari conservati nella Biblioteca Comunale di Trento: si potranno ammirare rari e preziosi volumi dal XV al XVIII illustrati da xilografie e incisioni su rame di grande pregio artistico, che hanno permesso di tramandare fino ad oggi antichi saperi e conoscenze su piante e fiori che in essi vengono accuratamente descritti.
La proposta offre in visione al grande pubblico opere d'arte che rimarrebbero altrimenti accessibili solo a pochi intenditori, valorizzando così il patrimonio culturale cittadino. Alcuni tra i più bei codici miniati del Quattrocento e del Cinquecento, oggi conservati in alcune delle più importanti biblioteche europee, sono stati, almeno per qualche tempo, nelle mani dei principi vescovi di Trento che li hanno acquistati o posseduti.
Tra questi, ad esempio, il Tacuinum Sanitatis della fine del Trecento, oggi alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, che appartenne al vescovo Giorgio di Lichtenstein. Le sue splendide miniature furono realizzate in ambiente veronese e si inquadrano chiaramente nell’ambiente del gotico internazionale che si manifestò a Trento negli affreschi dei Mesi di Torre Aquila del maestro Venceslao di Boemia.
Presente in mostra vi è l’Erbario di Trento (esposto in fac-simile) un prezioso manoscritto della seconda metà del Quattrocento, che raccoglie tavole con illustrazioni di piante officinali e medicinali corredate da spiegazioni sul loro impiego e sui rimedi realizzabili. Si ammirano le rappresentazioni di note piante disegnate e colorate ad acquarello, bizzarre formule magiche, cabale, citazioni evangeliche, preghiere, vengono citate piante e animali i cui nomi sono talvolta inventati con etimologie assurde e ingenue.
Il prezioso codice conservato nel Castello del Buonconsiglio realizzato da artisti di bottega veneta è un’opera in cui si sposano felicemente la finalità scientifica e la riuscita artistica, strumento di lavoro per botanici e medici, di guarigione per i malati, per noi di conoscenza della vita reale di quel tempo in cui si integravano gli apporti culturali più diversi. È coinvolgente e suggestivo osservare dall’interno un mondo lontano in parte scomparso (alcune piante non esistono più), in parte mai esistito (vegetali e animali fantastici), in parte tuttora attuale nella medicina alternativa.
La citazione è da pag. 163 di Castelli trentini. Decori e fantasie nei cantieri rinascimentali (Silvana Editoriale, 2015), a cura di Annamaria Azzolini e Marina Botteri
25/05/2016