Giornate FAI di Primavera
Da Terlago a Trento, dalla valle di Sole a quella di Fiemme: sabato e domenica sboccia la primavera dell'arte e della storia
Sono cinquanta in Italia i beni gestiti dal Fai, Fondo ambiente italiano, trenta dei quali aperti al pubblico. Tra essi, in Trentino, c'è il Castello di Avio, aperto tutto l'anno.
Oltre a questi, per la 24esima edizione delle Giornate FAI di Primavera, prevista quest'anno per sabato 19 e domenica 20 marzo, 900 meravigliosi tesori, spesso non visitabili, saranno a disposizione in tutto il nostro Paese attraverso visite guidate. Palazzi, chiese, castelli, aree naturali, grazie all’impegno delle delegazioni provinciali e di oltre 7.000 volontari, saranno parte attiva di una narrazione attraverso l'arte e la storia.
Anche in Trentino - spiega Leonardo Debiasi, responsabile regionale della comunicazione del Fai - luoghi pubblici e privati, misconosciuti, poco frequentati, abbandonati, costituiranno il centro dell'iniziativa. L'obiettivo è di puntare i riflettori su taluni beni, permettendone una conoscenza collettiva. La manifestazione è rivolta al grande pubblico e si caratterizza per il valore aggiunto della visita guidata come stile di approccio e di approfondimento dei luoghi. Un progetto - continua - che coinvolge le scuole, gli studenti del liceo classico Giovanni Prati in particolare, che collaborano in qualità di apprendisti-ciceroni. Accanto a loro ci saranno molti altri volontari appassionati che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze".
Dalla Cappella Vantini a Trento, alle proposte di Cavalese, Varena e Ossana, per soffermarci a Terlago, quest'anno, cuore delle Giornate di Primavera. "Oltre ad avvicinare il pubblico ai singoli beni, volevamo dare l'idea di un borgo che ha saputo mantenere la propria identità, evitando la frammentazione edilizia o il depauperamento del centro storico - spiega ancora Debiasi -. Terlago rappresenta un esempio virtuoso di paese che conserva un'identita, sia di popolazione sia urbanistica, cui intendiamo avvicinare il pubblico attraverso un percorso nel centro storico, per valorizzare non solo il singolo bene ma l'ambiente inteso come ecosistema stratificato - conclude".
"Perché Terlago? - aggiunge la presidente regionale del FAI Giovanna degli Avancini - Perchè vogliamo far conoscere questo borgo eccezionale, mantenuto nella sua integrità, ma non fermo e chiuso nel suo passato. Gli abitanti ne sono orgogliosi e continuano a stare in un ambiente che non li ha fatti scappare alla ricerca di nuovi luoghi dove trovare un altro rapporto con la natura. A Terlago ci sono rimasti e lì vivono ancora con i discendenti delle famiglie che sono state protagoniste della sua storia”.
Ecco i beni che saranno visitabili a Terlago:
Terlago: la Parrocchiale di Sant’Andrea
simbolo della Comunità e luogo di culto “ab immemorabili”
La chiesa parrocchiale, dedicata a Sant’Andrea e menzionata fin dal 1205, sorge in una vasta piazza nel cuore del centro storico di Terlago.
L’edificio ha subito numerosi rifacimenti e ricostruzioni nel corso dei secoli: l'aspetto attuale si deve alla riedificazione avvenuta tra il 1850 ed il 1852. La facciata con frontone triangolare è scandita da paraste binate. L'interno è a tre navate, concluso da un presbiterio rettangolare sopraelevato su tre gradini e da abside semicircolare, la cui decorazione è opera di Francesco Giustiniani di Roma (1909). Le volte delle navate, il presbiterio e l'abside sono ornati da dipinti murali novecenteschi (Vittorio Bertoldi, 1947).
La chiesa era conosciuta in passato per la particolare devozione alla Madonna delle Grazie di cui conserva una pregevole immagine lignea, meta di pellegrini da tutto il Trentino. La venerata effige, accompagnata dalle sculture tardogotiche di San Giovanni e San Paolo, è opera di carattere nordico probabilmente del principio del XVI secolo; è custodita in una nicchia dell’abside con decorazioni barocche e normalmente coperta dalla grande pala del santo titolare dipinta nel 1866 da Vigilio Tabarelli, pittore sordomuto di Terlago.
Terlago: la Chiesa di San Pantaleone
devozione contro febbri e malaria nella terra dei laghi
Ricordata per la prima volta in un documento del 1537, la chiesetta di San Pantaleone sorge su di un ventoso e ameno sperone di roccia alla destra di chi scende verso Terlago e verso i laghi di Lamàr. È dedicata a Pantaleone, giovane medico di Nicomedia martirizzato nel 305, probabilmente allo scopo di proteggere gli abitanti della piana, nel passato paludosa e malsana, dalle frequenti epidemie dovute alla presenza endemica della malaria.
L’attuale costruzione fu edificata all’inizio del Cinquecento sventrando una precedente cappella, molto più piccola e più antica, della quale l’abside è andata distrutta mentre l’aula rettangolare è stata trasformata nell’attuale presbiterio. Sul retro restano chiarissime tracce della cappella originaria: in alto il campaniletto e più in basso l’arco santo a tutto sesto, decorato nell’infradosso da affreschi tardo quattrocenteschi. È ancora leggibile l’inconfondibile stemma araldico di Giovanni Hinderbach principe vescovo di Trento dal 1465 al 1486.
Il pittore vicentino Francesco Verla realizzò nel 1518 nel presbiterio un ciclo di dipinti murali, che costituisce una riuscita dimostrazione della perizia tecnica dell’artista che, formatosi alla scuola del Perugino, è documentato a Rovereto nel 1514. Quello di San Pantaleone è ritenuto uno dei più complessi cicli affrescati rinascimentali pre-clesiani del Trentino.
Il Parco di Castel Terlago
la “domus de Trilaco” risorta dalle fiamme di Vendôme
Il castello sorge nella parte alta del centro abitato di Terlago e occupa una modesta altura rocciosa ingentilita sul lato verso il paese dalla presenza di un raffinato giardino all’italiana. La genesi del castello, ad opera di un’antica casata menzionata in un documento del 1190 come “domus de Trilaco”, vede l’edificazione delle due torri affiancate ascrivibili al XII secolo, intorno alle quali per aggregazioni successive si è sviluppato l’intero compendio castellare. Il maniero ha perso in gran parte l’aspetto medievale dopo la ricostruzione resasi necessaria a causa dell’incendio appiccato nel settembre del 1703, durante la ritirata dei soldati francesi del duca di Vendôme che era giunto fino alle porte della città di Trento, in un episodio della lunga e sanguinosa Guerra di successione spagnola. In particolare il palazzo comitale fu tra i primi fabbricati ad essere ricostruiti e rispecchia, soprattutto negli ambienti interni, il gusto estetico sette-ottocentesco. Il castello è ora di proprietà degli eredi dei conti Terlago e non è visitabile. Nei pressi del castello, all’interno di un alto recinto murario giace solitario il monumento sepolcrale del conte Roberto Terlago che qui volle essere sepolto.
APERTURA IN ESCLUSIVA PER GLI ISCRITTI AL FAI:
Cóvelo: il Palazzo Perotti – Toriello
la “Villa delle cento finestre”
16/03/2016