IL 5x1000 A UNITRENTO PER @vediamociancora

La raccolta sarà destinata alla ricerca sulla degenerazione retinica che solo in Italia rende cieche un milione di persone

[ (©RomanoMagrone per UniTrento)]

“La ricerca si occupa delle persone, dobbiamo tenerlo sempre presente”: fa perno attorno a questa riflessione del rettore Paolo Collini la presentazione di @vediamociancora,  il progetto, per il 5x1000 selezionato dal Senato accademico dell’Università di Trento in collaborazione con gli ordini professionali del territorio.

Il rettore ravvisa due elementi molto forti a sostegno dell’iniziativa: spiegare, e per la prima volta in modo preventivo e non ad avvenuta raccolta dei fondi, a quali obiettivi saranno destinate le risorse, e dare conto di come siano state impiegate negli anni precedenti a vantaggio di giovani ricercatori, che hanno così la possibilità di svolgere la loro ricerca qui in Italia. Un effetto aggiuntivo che consente al capitale umano di rimanere nei luoghi in cui si è formato".

In questo contesto, l'Università di Trento lancia la campagna di sensibilizzazione @vediamociancora, dedicata alle degenerazioni retiniche, per la quale è attivo un sito che fornisce gli obiettivi del progetto e le modalità di destinazione del 5x1000 in sede di dichiarazione dei redditi, a costo zero per il contribuente, chiamato solo a fare una scelta in tal senso.  

Per aderire all’iniziativa basterà dunque citare, negli spazi appositi dei modelli per la dichiarazione dei redditi (sotto la voce “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università”) il codice fiscale dell’Università di Trento: 00340520220.

Al cuore del progetto porta Simona Casarosa, responsabile del Laboratorio di Rigenerazione e Sviluppo Neurale del CIBIO (Centro di Biologia Integrata) che da anni studia le patologie retiniche.
“Studiamo la retina, membrana che si trova sul fondo del nostro occhio che contiene le cellule nervose che ci permettono di vedere – spiega in tal senso la ricercatrice -. Lo strato più esterno è quello in grado di recepire lo stimolo luminoso e portarlo al cervello trasformandolo in immagini, ma tali cellule attraverso dei processi degenerativi possono morire. Scopo della ricerca sarà quindi quello di ottenere un modello di degenerazioni retiniche che riproducano le caratteristiche genetiche e sintomatiche della malattia umana. Il modello così generato verrà poi utilizzato per la ricerca di nuovi farmaci in grado di contrastare lo sviluppo della patologia, nell'ottica di una medicina personalizzata».

Tra le condizioni che causano cecità, completa o parziale, vi è infatti la degenerazione retinica, vale a dire il deterioramento della retina dovuto alla morte progressiva delle cellule che la compongono. Esistono molti tipi di degenerazioni retiniche, dovuti a diverse cause. Tra queste, una delle patologie più diffuse è la degenerazione maculare legata all'età, che colpisce circa il 10% delle persone con età superiore ai 60 anni, percentuale che sale al 30% negli anziani sopra i 70. Si stima che nel mondo vi siano circa 196 milioni di persone con degenerazione maculare, mentre solo in Italia le persone affette sono ben un milione.

Tra i rappresentanti degli ordini professionali, che hanno sostenuto il progetto dell’Università, Andrea de Bertolini, presidente dell’ordine degli avvocati, parla di “intuizione strategica per il nostro territorio” ed esprime “un’ambizione e una consapevolezza: l’ambizione che il nostro territorio sia sempre più un’eccellenza nella circolazione dei saperi scientifici e umanistici, la consapevolezza che ciascuna di queste iniziative possa concorrere a migliorare il nostro tempo. L’università è un baricentro, la ricerca un volano che attraverso eventi mirati coinvolge la parte giovane della nostra società civile. L’ordine degli avvocati, e l’avvocato nella sua funzione sociale, si colloca in questo obiettivo in maniera armonica”.

Il presidente dell’Ordine provinciale dei commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza, porta invece l’attenzione su come una delle prime cose messe in luce dal nuovo consiglio da poco insediatosi sia “di dare un segnale agli iscritti e alla cittadinanza di partecipazione a qualcosa che vada oltre il semplice lavoro alle scrivanie: ci siamo dati il compito di esse parte attiva nelle iniziative che possano creare le condizioni per un futuro migliore – afferma”.

Un plauso all’iniziativa è stato espresso anche dall’Ordine dei farmacisti: “Questi interventi hanno una grande valenza nel campo della salute – ha detto il presidente Bruno Bizzaro – ed è significativo che il Senato accademico dell’Università si sia concentrato su questo campo, in cui la persona trova immediatamente risposta ai suoi bisogni”.

Per il segretario generale Mauro Leveghi, infine, “la Camera di commercio di Trento ha accolto subito con grande favore l'invito dell'Università a collaborare nella comunicazione della campagna per la raccolta del 5x1000 "perché non ci può essere futuro senza ricerca, e solo una forte economia ci può dare autonomia”.

In occasione dell’incontro di oggi sono stati anche ricordati i progetti (due assegni di ricerca di durata annuale) che sono stati finanziati grazie alla raccolta dal 5X1000 dello scorso anno: quello del Centro Biotech (Dipartimento di Ingegneria industriale) per realizzare protesi di mano per i bambini su cui è intervenuto il ricercatore Massimiliano Tommaselli e quello del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab - Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive) per interventi intensivi rivolti a bambini e bambine con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), presentato da Noemi Mazzoni. 

Per approfondire

Degenerazione retinica: il progetto selezionato per il 5x1000 del 2017

Un progetto di particolare valore scientifico e di grande interesse per la salute pubblica, quello scelto per la campagna 2017. La cecità, cioè la perdita totale o parziale della vista è una condizione medica devastante, che ha un impatto rilevante sulla vita di un gran numero di persone. La riduzione dell'autosufficienza colpisce la vita dei pazienti, ma ha forti ripercussioni anche su quella dei familiari che accompagnano il loro percorso, soprattutto quando ad essere affetti sono bambini/e o giovani adulti/e.

Tra le condizioni che causano cecità, completa o parziale, vi è la degenerazione retinica, vale a dire il deterioramento della retina dovuto alla morte progressiva delle cellule che la compongono. Esistono molti tipi di degenerazioni retiniche, dovuti a diverse cause. Tra queste, una delle patologie più diffuse è la degenerazione maculare legata all'età, che colpisce circa il 10% delle persone con età superiore ai 60 anni, percentuale che sale al 30% negli anziani sopra i 70. Si stima che nel mondo vi siano circa 196 milioni di persone con degenerazione maculare, mentre solo in Italia le persone affette sono ben un milione.

Ad oggi infatti non esistono cure definitive per le degenerazioni retiniche. Esistono varie sperimentazioni nelle quali vengono analizzate varie opzioni terapeutiche, ma il cammino che la scienza deve percorrere è ancora molto lungo e costoso. Nel Laboratorio di Rigenerazione e Sviluppo Neurale del Cibio (Università di Trento) queste patologie vengono studiate utilizzando modelli che riproducano le caratteristiche (genetiche e fenotipiche) della malattia umana.

Altre degenerazioni retiniche (come la malattia di Stargardt, l'amaurosi congenita di Leber, la retinite pigmentosa e molte altre) sono invece ereditarie, cioè dovute a difetti genetici trasmessi dai genitori. A seconda del gene mutato il decorso della malattia può essere molto diverso. Ciò che però le accomuna è che l'esordio avviene comunque in giovane età, in molti casi nell'infanzia, e può portare a cecità tra i 20 ed i 40 anni. È facile quindi immaginarsi quali siano le difficoltà e le limitazioni che questi giovani pazienti si troveranno ad affrontare nel corso di tutta la loro vita.

Quali siano le cause della degenerazione maculare legata all'età non è ancora chiaro. «Si sa che esistono diversi fattori di rischio», aggiunge Casarosa. «Il maggiore è ovviamente l'età, ma anche fumo, alimentazione e obesità svolgono un ruolo. Non è appurato come questi portino alla morte delle cellule della retina. Allo stesso modo, si conoscono più di 100 geni che, se difettivi, portano a degenerazioni retiniche ereditarie. E nemmeno qui è chiaro come ciò avvenga. La mancanza di comprensione dei meccanismi che portano alla morte delle cellule retiniche è uno dei motivi fondamentali per cui non siamo ancora arrivati ad una cura definitiva per queste patologie».

La presenza di un difetto genetico può portare, nelle cellule retiniche, all'assenza di una proteina essenziale per il funzionamento cellulare o alla presenza di una proteina difettiva. In entrambi i casi la cellula entra in sofferenza e può morire. «Studiare la retina che degenera – conclude Casarosa – ci può permettere di analizzare i meccanismi cellulari e molecolari di questa morte e capire come contrastarli».

I progetti sostenuti grazie al 5x1000 del 2016

Protesi di mano a basso costo – Una parte del 5x1000 che i contribuenti hanno destinato all’Università di Trento nella dichiarazione dei redditi 2016 si è trasformata in un assegno di ricerca per sviluppare protesi di mano, funzionali e a basso costo, per bambini. L’attività si è svolta per un anno, al Centro Biotech (Dipartimento di Ingegneria industriale).

Il progetto è nato pensando a Paesi nei quali l'amputazione degli arti è un fenomeno che colpisce molti bambini per motivi legati alla diffusione del lavoro minorile e alla scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro, a eventi bellici e alla diffusione di mine antiuomo, a malformazioni genetiche. Dato che le protesi tecnologicamente avanzate sono in genere molto costose, il progetto ha puntato a ottimizzare il processo di produzione e i materiali per realizzare protesi di mano di buona durabilità, ma a basso costo (circa 20 euro ciascuna). Il gruppo di ricerca ha infine donato le protesi realizzate a bambini e in generale a coloro che non beneficiano di assistenza sanitaria in Paesi colpiti da eventi bellici.

 

Intervento precoce per Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) – L’altra parte del 5x1000 dei contribuenti donato all’Ateneo è invece stata utilizzata per finanziare un assegno di ricerca di durata annuale al Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab - Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive). Da un paio d’anni, il laboratorio ha attivato un intervento intensivo precoce rivolto a bambini di età inferiore ai tre anni, con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), attraverso tecniche riabilitative (musicoterapia e logopedia) e tecniche psico-educative.

La diagnosi di tipo funzionale è volta a evidenziare le competenze e le difficoltà di ogni soggetto con DSA, allo scopo di individuare in modo oggettivo il percorso di trattamento e valutarne nel tempo i risultati. Il profilo funzionale viene elaborato sulla base di strumenti osservativi specifici e di analisi del comportamento che valutano: l'intelligenza e lo sviluppo cognitivo, la coordinazione viso motoria, le capacità di attenzione, le funzioni esecutive, la abilità legate all’apprendimento del linguaggio, la memoria e l'adattamento sociale. Il Laboratorio incentra la sua ricerca sullo studio degli indicatori precoci come elemento fondamentale per la diagnosi precoce e l’attivazione di interventi individualizzati. Il gruppo di ricerca ha avviato l’analisi e la modellizzazione del trattamento con l’obiettivo di esportarlo sull’intero territorio nazionale.

Maggiori informazioni sulla campagna 5x1000 sono disponibili sul sito:

Sulle altre iniziative di fundraising di UniTrento:

 


05/04/2017

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