Nulla è più originale del peccato
In viaggio con l'albero del tempo: "Ancora una volta soltanto" al Castello di San Michele ad Ossana
Tra il 10 settembre e il 15 ottobre 2016 il Castello di San Michele ad Ossana ospiterà una mostra collettiva d’arte contemporanea sulla simbologia della mela, il frutto per eccellenza che da sempre ha colpito e stimolato l'immaginario umano, entrando nel folklore e nella mitologia di vari popoli.
Ancora una volta soltanto (La mela e i suoi perché): è questo il titolo che il curatore Massimo Casagrande ha scelto per la collettiva d’arte che proporrà le opere di una quarantina di artisti accreditati dalla critica ufficiale e giovani emergenti. l'iniziativa è organizzata dall'Associazione Culturale Vernice Contemporanea in collaborazione con Il comune di Ossana e l’Associazione FIDA Federazione Italiana degli Artisti di Trento L'inaugurazione è prevista sabato 10 settembre alle ore 17.
Ce la presenta Barbara Cappello, Presidente FIDA di Trento.
"Partiamo dal futuro - esordisce -. Addentiamo il frutto, considerato nel comune pensiero occidentale, la mela del peccato. Mastichiamo la sua rotondità fragrante. Gustiamo il suo sapore frizzante. Partiamo per un viaggio nel tempo col Pirus Malus, albero delle rosacee.
Le radici affondano nella storia della mela, come frutto considerato simbolo di tradimento da parte di Adamo ed Eva, i quali, secondo le immagini rappresentative disobbediscono a Dio, cogliendo una mela nel giardino dell’Eden. Ma fu proprio una mela? No. DI fatto nell’ Antico Testamento, questo frutto non viene nemmeno citato. Essi semplicemente colsero un frutto, che poteva essere probabilmente un fico, un cotogno o una melagrana. Ma successivamente venne classificato come un pomo.
Dunque questo frutto prende la sua forma nella rappresentazione dell’immagine, si materializza col tratto dell’arte, proprio dentro quel Paradiso Terrestre e comincia il suo viaggio nel Mondo.
Dioniso, dio dell’ebrezza regalò un pomo ad Afrodite, dea dell’Amore. Gea regalò una mela ad Era, come auspicio di fecondità per il suo matrimonio con Zeus. Per questo motivo, ad Atene, gli sposini novelli, durante la prima notte di nozze, dividevano e mangiavano il frutto nel talamo nuziale. Eris col proverbiale lancio del Pomo della discordia sul tavolo del convivio degli dei, provocò il giudizio di Paride, indi il ratto di Elena e la successiva Guerra di Troia. Eracle dovette spingersi fino al confine dell’Occidente, nel giardino delle Esperidi, affrontando le immaginabili fatiche per raccogliere tale frutto, il Mèlon.
La mela prende, nel paganesimo, una forma simbolica inequivocabile: due pomi rotondi rappresentano i seni femminili e il torsolo tagliato a metà longitudinalmente, la vulva. Eccoci ora nell’immaginario erotico, dove quel peccato originale si palesa nella sua essenza, tanto che con la sua delizia induce alla dolcezza e alla seduzione, così da essere chiamata in latino Malus o Malum, tanto che nel periodo dell’arte barocca, questo male viene proprio raffigurato da un scheletro con in mano una mela.
Ma non ci fermiamo. Vediamo che questo frutto dalla forma quasi compiutamente sferica diviene astronomicamente simbolo della Terra, attraverso l’excursus tra profano e cristiano: gli imperatori e i re in alcune rappresentazioni tenevano in mano, oltre allo scettro, una Mela Regale che rappresenta il mondo. Nell’ antichità tre mele raffigurate su una moneta rappresentavano le tre parti del mondo conosciute all’epoca dell’imperatore Augusto: Asia Africa Europa. Mentre in epoca cristiana, la Mela Regale venne soppiantata dalla croce. Da qui il simbolo sferico con una croce in mezzo che rappresenta la Terra.
Spostiamoci ora in Oriente, precisamente in Cina. Qui la mela prende il nome “p’ing”, da non confondere con “ping”, che significa malattia. Dunque non si regalano mele a chi è ammalato, ma al contempo la fioritura dei meli simboleggia la bellezza femminile.
Passiamo per un momento dai Celti, ad Avalon, terra delle mele, ove la gioia e la felicità si esprime con la festa dedicata al frutto del peccato e concludiamo da Nemesi, dea della giusta ripartizione, la quale porta in dono agli eroi un ramo su cui pendono delle mele.
Eccoci nel passato più distante dove tutti i paradisi in età neolitica e del bronzo erano isole colme di frutti del Pirus Malus.
Questo è un viaggio che parte dalla chioma ed arriva alla radice , attraverso le foglie, i fiori, la linfa ed il frutto. Un percorso che ha generato una variegata quantità di espressioni che continuano a contrastarsi nel significato. Che si palleggiano tra bene e male come il dondolio di un pendolo che solca il tempo, tracciando significati simbolici che l’arte ha prodotto in ogni sua declinazione, che, ancora per una volta soltanto, stimolano la creatività degli artisti presenti all’evento della Mela e i suoi perché. Un tracciato in cui i perché sono visibili nelle opere esposte e viaggiano dentro questo tempo attraverso la notte dei tempi, tra simboli, sogni, evocazioni, realtà e astrazione. Un itinerario che staziona per un tempo di cinque settimane all’interno di un castello, ove la regina è la Mela per cui nulla è più originale del peccato stesso" - conclude Cappello.
30/08/2016