Fortunato Depero attraverso il Futurismo
Ciclo di incontri sulla storia regionale dal 1919 al 1966
Con Maurizio Scudiero.
Dopo anni di insistenza, quasi ossessiva, sul binomio Depero-Futurismo, da qualche tempo, cioè da quando gli studi e le esposizioni sull’artista hanno via via sempre più allargato i loro orizzonti d’indagine, è emerso chiaramente come l’appellativo di “futurista” fosse, per Depero, sostanzialmente di natura omnicomprensiva, tendente cioè a qualificarne in maniera del tutto indifferenziata la sua vasta produzione. Si trattava, però, di una forzata incasellatura nell’ortodossia futurista che era comunque funzionale alla rivalutazione dell’artista roveretano, specie alla luce delle tardive e spettacolari revisioni del Futurismo operate in questi ultimi anni. Adesso non si può non porre una domanda semplice, ma che può sembrare anche eretica se rapportata a posizioni acquisite dalla critica: “Ma Depero, poi, fu veramente futurista? Oppure vi transitò attraverso?”
Per meglio inquadrare questo interrogativo, è importante porsi in un’ottica di più vasto orizzonte e cioè rapportarsi alla vicenda futurista in quanto avanguardia programmata e coordinata. È solo in quest’ottica che si spiega come, ad esempio, la pittura futurista, nata prima a tavolino con il lancio del relativo manifesto, e secondariamente suffragata da una produzione che cercava di uniformarsi a quei punti programmatici, si possa identificare come tale piuttosto sulla base di una lettura tematica, che verte su alcuni capisaldi quali il tema della modernità, quello velocità, e grazie alla pratica della “compenetrazione di forme” e delle “linee-forza” boccioniane, che peraltro venivano poi applicate dai vari futuristi con modalità del tutto personali. In altri termini non si può propriamente affermare che vi sia uno “stile” che si possa chiaramente identificare come futurista.
Quindi, per tornare a Depero, quando l’artista roveretano approda a Roma sulla fine del 1913, con un bagaglio fortemente mitteleuropeo, ed una particolare ammirazione per l’opera pittorica e grafica dei nordici, da Munch a Kubin, da Schiele, a Kollwitz, del nuovo stile futurista egli ha visto ben poco, tranne alcune riproduzioni sulla rivista futurista “Lacerba”.
È dunque la grande carica rivoluzionaria e ribellista insita nei proclami di fuoco lanciati da Marinetti contro tutto e contro tutti, che fa leva su di un giovane studente ed artista italiano dei territori d’Austria.
Vocazionalmente scultore, con grande propensione al volume, e senso plastico innato, Depero rimane folgorato, più che dalla pittura, dalle sculture rivoluzionarie di Boccioni, quando ne visita la mostra nel dicembre del 1913 alla Galleria Sprovieri di Roma. In seguito, è l’incontro con la sarabanda cromatica di un mago del colore qual è Balla, che lo accoglie sotto l’ala protettrice, lo sfama, e gli mette a disposizione tele e colori. E dunque, Depero di lì a poco mette da parte quella sua pittura densa, “sporca”, estremamente lavorata, che caratterizza un po’ tutta la pittura delle terre di confine al Nord, e si deve inventare il suo personale Futurismo. E se il riferimento più immediato, e ovvio, è appunto Balla, ben presto l’artista roveretano, sperimentatore innato, riesce a scrollarsi di dosso ogni possibile ascendenza e definire quel suo particolare stile noto appunto come stile Depero.
Ora, se al di là di frettolose catalogazioni, noi andiamo a ben vedere la produzione di Depero dalla metà degli anni Dieci in poi vedremo come egli attraversi, indenne, varie sperimentazioni, pur rimanendo sempre Depero.
Particolare e personalissimo è infatti quel filone di grafica dai crudi bianco-neri, a volte tenuamente tinteggiati, che pur enunciando le innegabile ascendenze espressioniste si propone con criteri di unicità nel panorama della grafica d’inizio secolo.
E così è anche per il suo primo periodo astratto, sperimentato con Balla tra il 1914 e il 1916, poi quasi repentinamente abbandonato per rientrare in un figurativismo fantastico, meccanico, robotico. Un nuovo filone dove la staticità delle marionette, ulteriormente enfatizzata con l’uso delle tinte piatte, è quanto di più distante dal dinamismo-plastico, e dunque dal Futurismo, si possa trovare.
Vi è poi l’esperienza di Viareggio, con i fugaci contatti con De Chirico, e l’immediata nuova virata nella produzione pittorica con opere che denunciano prepotentemente la loro ascendenza metafisica, magica, crepuscolare.
E più oltre vi è il periodo caratterizzato da una componente fortemente meccanica, metallica, ma pur sempre ancorata alla fissità, all’immobilità.
Depero era certamente un sincero aderente al Futurismo, ma la sua arte era solo incidentalmente futurista, o meglio era puro e semplice stile Depero e basta ?
Ingresso consentito fino all’esaurimento dei posti a sedere.
L'incontro si terrà nella “Sala degli affreschi” della Biblioteca comunale di Trento
Per i docenti della scuola trentina, questo ciclo di incontri è riconosciuto quale corso di aggiornamento. Gli interessati possono richiedere il modulo di iscrizione inviando una mail a: info@ba-csseo.org
organizzazione: Biblioteca-Archivio del CSSEO