Una tazza di mare in tempesta
Spettacolo teatrale di Roberto Abbiati
Il mare. Che mare? Il rumore del mare. Cosa ti fa venire in mente il rumore del mare? Il Moby Dick di Melville. Un libro. Tutto il mare in un libro. S’accende qualcosa ogni volta che lo si prende in mano, il libro, e allora poi si comincia a immaginare in grande, balene, velieri, oceani, via, le cose più esagerate.
Roberto Abbiati
Una tazza di mare in tempesta
Tratto dal Moby Dick di Herman Melville
con Roberto Abbiati e Luca Salata
scenografie di Roberto Abbiati
Gli spettatori entreranno fisicamente nella pancia della balena, nella piccola stanzetta che Abbiati stesso costruisce di volta in volta in occasione dello spettacolo che ormai ha superato le mille repliche!!! “Una tazza di mare in tempesta” è una piccola installazione, una piccola performance, per poco pubblico che assista a piccoli oggetti che evochino grandi cose. Tutto rubato da Melville, per pochi minuti. Come se si fosse nella stiva di una baleniera. In scena oltre ad Abbiati anche il suo tecnico Luca Salata. Questo piccolo grande gioiello in una ventina di densissimi minuti racconta l’intera vicenda di Moby Dick a un pubblico di massimo venti persone, grazie a un misto di parole, suoni, istallazioni, visioni, e soprattutto grazie alla suggestione che la sua scatola magica sa innescare. Il pubblico è infatti invitato a sedere su panche e sgabelli dentro una piccola stanza di legno, che ricorda l’interno di una nave. Alle pareti quadri, credenze, fori nel muro si animano, si aprono e lasciano intravedere profili di navi realizzati con le pipe, panni appesi a stampelle che diventano le vele spiegate di un trialbero, e il profilo di Ismaele, la voce narrante, che ha le sembianze e i folti baffi di Roberto Abbiati.
Lo spettacolo è per bambini e per grandi, è un concentrato di incanto, un raro esempio di vero teatro, quello in grado di iniettare emozioni improvvise e scuotere sottopelle come se si fosse di fronte alla più sofisticata delle visioni – e di fatti è questo che avviene, anche se la visione non è esattamente davanti agli occhi, ma si trova in quell’intersezione che scaturisce dall’incontro tra l’immaginazione del pubblico e la fantasticazione dell’artista, dove luci, voci, spruzzi d’acqua e pipe marine non sono che la detonazione di questa deflagrante esplosione immaginativa. È nel mondo magico di Moby Dick che, con grazia e maestria, è in gradi di trascinarci Abbiati con la sua «Tazza di mare in tempesta», pur lasciandoci chiusi in una scatola di oggetti magici, animati, quasi che non fossimo altro anche noi.
Ogni volta che nell'anima scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me allora dico che è tempo di mettermi in mare al più presto, questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola.
Il mare. Che mare?
Il rumore del mare. Cosa ti fa venire in mente il rumore del mare?
Il Moby Dick di Melville. Un libro. Tutto il mare in un libro.
S'accende qualcosa ogni volta che lo si prende in mano, il libro, e allora poi si comincia a immaginare in grande, balene, velieri, oceani, via, le cose più esagerate.
Una tazza di mare in tempesta, una piccola installazione, una piccola performance, per poco pubblico che assista a piccoli oggetti che evochino grandi cose. Tutto rubato da Melville, per pochi minuti.
Come se si fosse nella stiva di una baleniera. Tutto qui.
posti limitati, prenotazione obbligatoria
organizzazione: Opera Universitaria di Trento con la collaborazione di Keller editore