Ecomuseo dell'Argentario
L’Ecomuseo nasce nel 2005 dall’impegno della comunità con il supporto delle amministrazioni dei comuni di Civezzano, Fornace, Albiano e Trento finalizzato allo sviluppo sostenibile, alla tutela e valorizzazione di un’area con caratteristiche uniche
Tra il fiume Adige, il torrente Avisio, il lago di Lases, il torrente Silla, tra piccoli borghi collinari, ai margini della città di Trento e all’ombra del rilievo del Monte Calisio, si è conservato nei secoli un altipiano boscato: l’Argentario. Da sempre luogo di estrazione di pietre e minerali, territorio di pascoli e coltivi, sede di storiche vie di comunicazione, l’altipiano è oggi il risultato complesso di un’interazione secolare tra uomo e ambiente. L’Ecomuseo nasce nel 2005 dall’impegno della comunità con il supporto delle amministrazioni dei comuni di Civezzano, Fornace, Albiano e Trento finalizzato allo sviluppo sostenibile, alla tutela e valorizzazione di un’area con caratteristiche uniche. Ha organizzato il territorio attraverso temi: «L’ambiente naturale del Monte Calisio Argentario», «Le antiche miniere d’argento», «Le calcare», «Le cave di pietra», «Le fortificazioni», «L’archeologia», «I monumenti», «L’attività estrattiva del porfido», «Le manifestazioni: il linguaggio delle comunità», «Le attività umane». Questi temi costituiscono la base per la visita e la scoperta del territorio, ma soprattutto per lo sviluppo, la conoscenza, il recupero della memoria, il lavoro.
Approfondimenti
Il Calisio e la Grande Guerra
Il Calisio, vista la favorevole collocazione geografica, fu trasformato da parte dell'esercito austroungarico alla fine dell'ottocento, in fortezza a difesa dell'importante confluenza tra Valsugana e Valle dell'Adige, contro gli attacchi dell'esercito italiano. I resti delle fortificazioni austriache, pregevoli esempi di architettura militare, permettono di seguire un interessantissimo percorso, lungo la linea difensiva che dalla stretta di Cantanghel, in corrispondenza del restringimento in gola del Torrente Fersina passaggio obbligato della ferrovia della Valsugana, prosegue attraverso il forte di Civezzano, il forte Casara sulla sommità dell'omonimo rilievo, fino a giungere alla Batteria Cima Calisio. La linea difensiva prosegue poi sul versante ovest che si affaccia sulla Valle dell'Adige, discendendo per la strada della Flora sulla quale sono presenti varie postazioni con alloggiamenti in caverna, fino a giungere in località Melta. Tutte queste testimonianze stanno a documentarci quante energie sprechino gli uomini in tempo di guerra
Le Canope
Le ricchezze del sottosuolo, attirarono sull'altipiano attorno al 1200 d.C. anche sotto l'impulso del Principe Vescovo Wanga, un gran numero di minatori tedeschi per l'estrazione dell'argento. I canopi, dal toponimo Knappen - Canopa (termine con il quale si indicava una miniera in genere ad imbocco orizzontale) erano i soli ad avere conservato memoria delle importantissime ed evolute tecniche estrattive dei romani. La zona fu sfruttata in modo continuativo per circa trecento anni, in ragione della grande estensione e ricchezza del giacimento, divenendo uno dei distretti minerari più importanti d'Europa. Il “Sentiero delle Canope” realizzato dal Comune di Civezzano, presso il lago di S. Colomba, consente di percorrere uno, delle migliaia di sentieri realizzati per raggiungere le Canope, con la possibilità di vedere diversi imbocchi e gallerie.
I Biotopi
La presenza di aree naturalistiche di rilievo, ha portato alla creazione di riserve integrali di protezione. In Particolare, i Biotopi Monte Barco e Le Grave, nascono a tutela di zone umide formatesi per prosciugamento di antichi specchi d'acqua. La presenza di torbiere si affianca nel caso del Biotopo Le Grave ad una zona arida molto particolare. La gran produzione di detriti proveniente dalle miniere circostanti e ammassati nel corso dei secoli in questo punto ha prodotto un ambiente arido con flora e fauna tipici di questi luoghi. In particolare si rileva la presenza, a causa del terreno ghiaioso e privo di fonti d'acqua, di formazioni floreali a Bonsai, che conferiscono al posto un fascino vagamente orientale.
Siti Archelogici
L'area del Calisio rileva diverse evidenze di tipo archeologico. Il sito più importante compreso nel territorio del Calisio è attualmente il Riparo Gaban, situato il località Piazzina di Martignano. La serie di scavi condotti ha messo in luce una delle più importanti serie stratigrafiche dell'area alpina. La successione di livelli di occupazione rappresenta buona parte della sequenza culturale locale, un excursus cronologico di circa 5500 anni, da Mesolitico antico, caratterizzato da un'economia di caccia e raccolta ad opera di piccoli gruppi di cacciatori semisedentari, al Neolitico, con l'introduzione delle tecniche dell'agricoltura e dell'allevamento fino all'insorgere dell'uso dei metalli con l'età del rame, del Bronzo Antico e Medio.
Il Porfido
Già attive in minima parte nel 1500, ma divenute vera e propria attività industriale attorno agli anni '30 del novecento, le cave di Porfido divennero in breve la principale fonte di guadagno per le comunità a nord dell'altipiano. La pietra lavica d'origine vulcanica, sempre più utilizzata e richiesta a livello edilizio, trasforma le località di Albiano, Lases, Fornace e S. Mauro, situate alle pendici del Monte Barco e Monte Gorsa, in quella che oggi è chiamata "Zona del Porfido"
I Monumenti
Sul territorio dell'Argentario, oltre alla fitta rete di Canope e Cadini, non sono rimaste molte testimonianze relative al periodo estrattivo medievale e alla complessa fase di frantumazione e fusione del metallo. Seppur manomessi in epoche successive, sono invece rimaste le testimonianze di immobili la cui storia è legata a fatti, tradizioni o leggende di nuclei familiari coinvolti con l'attività mineraria; strutture erette a controllo o a servizio dei minatori lungo i tragitti che conducevano ai grandi centri fusori di Civezzano e Lavis.