Patrimonio Afghanistan. Speranza nella valle dei Budda
Presentazione dell’iniziativa "Archeologia e paesaggi archeologici al tempo della guerra" e proiezione di "Patrimonio Afghanistan. Speranza nella valle dei Budda"
Titolo originale: Kulturerbe Afghanistan. Hoffnung im Tal der Buddhas
Nazione: Germania
Regia: Ulrike Becker
Durata: 53’
Anno di produzione: 2004
Produzione: Südwestrundfunk
Entrando nel merito del tema di questo ciclo di proiezioni, i Budda di Bamiyan rappresentano probabilmente uno dei casi più eclatanti. Nel marzo del 2001, a duecento chilometri da Kabul, si è consumato l’atto finale della sentenza del ministro Quadratullah Jamal: «Nessuna statua sarà risparmiata, nemmeno i Buddha di Bamiyan». E così è stato.
La provincia di Bamiyan – importante centro di preghiera lungo la Via della Seta a 2.500 metri di altitudine tra le montagne incantate dell’Hazarajat – dal V secolo dopo Cristo ha ospitato i due grandi Buddha scolpiti nella roccia (il primo di 50 metri di altezza era il poù grande al mondo, l’altro di 35 metri). Già sfregiati nell’antichità e mitragliati durante l’occupazione talebana di Bamiyan nel 1998, per loro è arrivata la definitiva condanna a morte: nella terra dove vigeva l’intransigenza della sharia non potevano ammettersi monumenti pre-islamici, icone dell’idolatria. Nella falesia di Bamiyan sono scavate oltre 750 cappelle che sino al 2001 custodivano statue e dipinti: anche di questi oggi non ve ne è più traccia.
Il film documenta il tentativo di restauro delle statue e segue l’archeologo di origine afgana Zemaryalai Tarzi, dell’Università di Strasburgo, nella sua spettacolare ricerca di un terzo Budda “dormiente”, secondo una fonte cinese, lungo circa 300 metri.
organizzazione: Fondazione Museo Civico di Rovereto