Palazzo delle Albere
Villa suburbana del XVI secolo costruita a Trento dai principi vescovi Madruzzo.
"Il luogo detto per antonomasia il Palazzo fuori Porta Santa Croce merita essere visitato. Vi si va per un ampio e lungo spalleggio di densi alberi e grandi, a man destra de' quali scorre mormorando un gentil alveo. Arrivando s'apre davanti, come un anfiteatro di pianura, o Piazza distinta in Alberi, e passaggi, formando di sé il Palazzo, quasi bel teatro in prospettiva. Il luogo è posto in isola di forma quadrangolare a Torri con riparo nobile di Balaustrata e regolare recinto di Mura, e Fosse, e Ponte levatoio alle gran Porte".
...così scriveva nel 1673 Michelangelo Mariani a proposito della Villa delle Albere, il cui nome deriva dal doppio filare di pioppi originariamente allineati lungo il percorso che dal convento di S. Croce, attraverso il monumentale ingresso dei Tre Portoni, conduceva alla villa. L'assetto territoriale fu completamente stravolto dalla costruzione della ferrovia e dalle installazioni industriali e sportive, che hanno compromesso la fisionomia della villa, un tempo così rilevante nelle vedute della città. Ricostruire la storia del palazzo è cosa assai ardua, allo stato attuale degli studi, per la mancanza totale di documenti che ne attestino la data di fondazione. È noto comunque che l'edificio fu costruito per volere di Gaudenzio Madruzzo, padre di Cristoforo che reggerà le sorti del vescovado trentino ai tempi del Concilio, tra il 1539 e il 1567. Il progettista fu Francesco Chiaramella da Gandino, ingegnere militare del cardinale. Comunque la sua data di costruzione può essere assegnata al III-IV decennio del XVI secolo. Forse già nel 1549 era in grado di accogliere il principe di Spagna Filippo, figlio di Carlo V.
L'edificio, a pianta quadrata con quattro torri angolari, è suddiviso al piano terra da un "portego" passante che si ripete al piano superiore e si apre verso oriente alla città con ampie finestrature alla serliana. Sul prospetto orientale si rileva la presenza di più strati di paramento affrescato a motivi architettonici. I dipinti dei saloni furono eseguiti dalle maestranze che avevano operato anche nel Magno Palazzo clesiano del Castello del Buonconsiglio, al seguito dei Dossi, del Romanino e di Marcello Fogolino.
A piano terra si accede al portico passante. Qui originariamente si affacciavano vari locali di servizio, compresa la cucina su due livelli, munita di un grande camino, di un pozzo per l'acqua e di un sottopasso che permetteva di raggiungere l'altro lato del palazzo, passando sotto l'ingresso principale. I saloni di rappresentanza, tutti originariamente decorati da cicli affrescati, sono situati nei torrioni del primo e del secondo piano.
Al primo piano si trova "la gran sala in quadro e affrescata con le imprese di Carlo V e della di lui vita", dipinta dopo la morte dell'imperatore avvenuta nel 1558. Di questo ciclo si conservavano pochi frammenti. La sala con camino è decorata dal ciclo dei mesi. Sul camino campeggia un grande stemma della famiglia Madruzzo. Nel torrino di sud-est si può ammirare un ciclo dedicato all'età dell'uomo, attribuito a Marcello Fogolino, autore anche degli affreschi dei torrioni superiori.
Al secondo piano, nel torrino di sud-est, ben conservato e restaurato, rimane il ciclo delle sette arti liberali: grammatica, logica, retorica, aritmetica, musica, geometria e astronomia. Il torrino di nord-est ospita invece il ciclo delle virtù cardinali e delle virtù teologali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, fede, speranza e carità. A partire dalla fine del '700, iniziò la decadenza della splendida dimora extra urbana. Nel 1796 un furioso incendio rovinò irreparabilmente la villa, soprattutto nell'ala orientale. Restaurata una prima volta tra il 1833 e il 1834 ed una seconda volta nel 1867, fu successivamente abbandonata e utilizzata come cascinale. Nel 1969 l'edificio fu acquistato dalla Provincia che provvide al suo restauro.
Per il palazzo è attualmente in cantiere un progetto che prevede al piano terra spazi per incontri, work shop e laboratori artistici, al secondo una vetrina delle eccellenze trentine, presentate attraverso la multimedialità e all’ultimo piano l’esposizione delle collezioni trentine.
Note sull'accessibilità del sito
Viale d’accesso e rampe d’ingresso pavimentate con moquette. Accesso alle sale del piano terra con scivoli della pendenza dell’8%. I gradini indicati sono per l’accesso alle Sale espositive dei piani superiori, raggiungibili anche con scendiscale mobile, previa prenotazione.